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The Irishman

The Irishman è un film meraviglioso: un testamento al cinema di Scorsese ed al gangster movie, un’ineccepibile dissezione psicologica dei suoi personaggi ed una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, sulla morte, sulla fine di un ciclo, di una carriera, di una vita. Un film da non perdere! Voto: 4, 25 / 5 ★

Paese di produzione Stati Uniti d’America
Anno 2019
Durata 209′
Regia Martin Scorsese
Distribuzione in italiano Cineteca di Bologna, Netflix

Cast

Robert De NiroFrank Sheeran
Al PacinoJimmy Hoffa
Joe PesciRussell Bufalino

Un’impresa titanica

Finalmente questa recensione è arrivata.

Scorsese dopo diversi problemi nella produzione del film è riuscito a portare a termine questa impresa titanica.

Dopo il flop di Silence e dopo i vari rifiuti da parte delle major più famose, a causa dell’alto budget richiesto per produrre la pellicola, finalmente The Irishman è uscito e sono contento di aver avuto la fortuna di vederlo al cinema martedì 5 Novembre .

Prodotto infine da Netflix, il film ha avuto uno dei budget più alti di sempre per un originale della piattaforma streaming (insieme al nuovo film di Michael Bay), a causa soprattutto del ringiovanimento in CGI presente in gran parte del girato.

Insomma un’opera molto ambiziosa che Scorsese è riuscito a portare a termine in maniera eccelsa.

Il canto del cigno del cinema di Scorsese

Infatti The Irishman è un film meraviglioso: un testamento al suo cinema ed al gangster movie, un’ineccepibile dissezione psicologica dei suoi personaggi ed una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, sulla morte, sulla fine di un ciclo, di una carriera, di una vita.

Scorsese si prende il suo tempo, arricchendo il racconto di molti (forse troppi) eventi, storici e non, più o meno rilevanti, che vanno a dipingere con cura un quadro che impersonifica l’inizio, ma soprattutto il triste epilogo del viaggio dei malavitosi e la fine del genere gangster movie.

È così che cala il sipario su The Irishman: il canto del cigno del cinema di Scorsese, uno dei registi più talentuosi di sempre.



Il senso di conclusione di un’era, estremamente tangibile a fine film, abbandona la pellicola ed inonda in modo metacinematografico la sala, lasciando lo spettatore in preda alla nostalgia di un tipo di cinema che si vede sempre meno sugli schermi.

Insomma le parole, le ultime discusse e contestate dichiarazioni di Scorsese sul cinema di oggi, prendono forma e vita davanti ai nostri occhi… ed infine vengono comprese.

Quel senso di malinconia che mi ha trasmesso la pellicola finita l’avevo già provata con The Mule di Clint Eastwood, ma anche con lo stesso Once Upon a Time in Hollywood. Questi tre film trasmettono un’aura da conclusione della carriera dei tre registi.

La cosa buffa è che nel caso di Tarantino e di Eastwood sappiamo già che i loro film non saranno gli ultimi della carriera e voglio credere che sarà lo stesso anche per Scorsese.

La vita dell’irlandese

L’irlandese è Frank Sheeran, un veterano della seconda guerra mondiale che lavora come corriere. Dopo aver conosciuto Russell Bufalino, un mafioso a capo di una potente famiglia criminale, Frank scivolerà sempre di più all’interno della criminalità organizzata italo americana. Diventerà così un “imbianchino”, colui che con il sangue “dipinge le case”.



La pellicola è intrisa di questa cruda e nera comicità.

Dopo essere diventato il pupillo di Russell, Frank conoscerà Jimmy Hoffa, leader sindacalista messo costantemente sotto torchio da Robert Kennedy a causa dei suoi legami con la Mafia.

Tutto il racconto però sarà narrato da un anziano Frank Sheeran alla fine dei suoi giorni. 

Non è Quei Bravi Ragazzi

La pellicola ci mostra come sopravvivere, come stare al passo con i tempi e sempre nel posto giusto, al momento giusto, in un mondo come quello del crimine organizzato, dove una parola di troppo ti può costare tutto.

Ma The Irishman non solo è il tipico meraviglioso film di Scorsese come Casinò o Quei Bravi Ragazzi. Il regista approfondisce il suo cinema ed il genere del gangster movie nella seconda metà del film, portandolo quasi alla sua morte.

Non a caso il fulcro del film non è solo l’entrata nel mondo della malavita, ma l’intero cerchio. L’intera vita dietro ad omicidi, ricatti, regolamenti di conti, scalate sociali, fino ad arrivare alla fine dei propri anni.

Tutto ciò è trattato in maniera molto diversa rispetto ai due film citati. Quello che alla fine ci propone il regista, riprendendo le tematiche e gli stili a lui più cari, è una riflessione sulla vita, sulla propria, sul suo cinema e sugli stessi personaggi, sui successi e sui fallimenti, ma soprattutto sul passare del tempo che scorre inesorabilmente per tutto e tutti.

Il grandioso trittico di attori

Scorsese ci propone un’opera corposa, ma estremamente magnetica grazie all’ottima sceneggiatura, ma soprattutto alle ottime performance dei tre famosi attori che ci regalano le loro migliori interpretazioni degli ultimi venti anni.

De Niro, il pupillo di Scorsese fino a Casinò, torna in un suo film, portando in campo una performance basata sulla sottrazione.

Non a caso ci troviamo davanti ad un Frank Sheeran riflessivo sulla sua vita e sulle sue scelte, lasciando campo aperto ad un istrionico Al Pacino nei panni di Jimmy Hoffa, che attira su di sé gli occhi del pubblico, con dialoghi e monologhi sferzanti e frizzanti, pregni di rabbia, furore e sprazzi di ilarità.



Infine troviamo un Joe Pesci grandioso che, con il suo personaggio Russell Bufalino, gela il sangue con il solo sguardo. Non a caso terrorizza uno dei personaggi della pellicola, il cui arco rappresenta uno dei migliori elementi del film.

Qui non c’è spazio per inutili polemiche, dove si contano le battute di un attore e di un’attrice senza accendere il cervello.

Un’epopea di amicizie, tradimenti e morte

La magia di The Irishman sta nel fatto che, fin dall’inizio della storia sai già – più o meno – come andrà a finire la vicenda, ma fino all’ultimo ti illudi e speri che ciò non accada.

Insomma nelle 3 ore e mezza di durata, Scorsese ci catapulta nelle vite del trittico dei protagonisti Frank, Russell e Jimmy, rendendoci partecipi delle loro carriere, delle loro decisioni, delle loro lotte. 

Un’epopea di amicizie, tradimenti e morte che è sempre presente e risulta essere l’unica via per risolvere i problemi.

Tutto ciò in un mondo in continua mutazione, dove la narrazione si intreccia e si lega a doppio nodo con la storia.



I dialoghi sono meravigliosi, di sicuro grazie alle performance degli attori, ma soprattutto grazie a come vengono costruite le scene, rendendo estremamente vivi ed autentici i personaggi del film, facendoli pensare e meditare sulle loro decisioni, sui loro errori, tramite silenzi assordanti.

Scorsese e lo sceneggiatore, nonostante la durata e qualche sequenza “tagliabile”, costruiscono un’opera che cattura l’attenzione dello spettatore dall’inizio alla fine.

“It is what it is “

Questo fino all’arrivo di uno splendido e malinconico terzo atto, dove la fine del cerchio si presenta inesorabilmente davanti ad ogni singolo personaggio in maniera più o meno brutale, dove la vecchiaia si insinua e si manifesta anche nelle persone più temprate senza alcun tipo di eccezione.

Il passare del tempo è in assoluto il nemico più terrificante della pellicola. Non si può né evitare né scappare da esso.

Non c’è alcuna via di scampo.



Poi, con il suo trascorrere, arriva la vecchiaia e con questa anche la solitudine e la paura di morire da solo. È proprio qui che una persona va a rivangare il passato, a ripercorrere la propria vita, a ripensare ad ogni singolo avvenimento, ad ogni singola svolta, ad ogni singolo sbaglio, realizzando cosa si è lasciata alle spalle e cosa ormai non può più avere indietro, anche lasciando l’uscio della porta socchiuso, in nome di una vana speranza che mai divamperà.

La sostanza c’è… e la forma?

L’intero reparto tecnico è meraviglioso tra scenografie, musiche e fotografia eccellenti, anche se il ringiovanimento apportato a De Niro, Al Pacino e Joe Pesci non convince fino in fondo.

Se nella maggior parte delle sequenze non si nota, qualche volta, con alcuni specifici tagli di luce, risulta essere un po’ troppo plasticoso.



Infine la regia di Scorsese è fantastica e capace, insieme al montaggio, di tenerti incollato per tre ore e mezza sulla poltrona senza perdere un secondo.

Vi sono delle lunghissime sequenze che sono costruite a regola d’arte, insieme a bellissimi piani sequenza ed eleganti movimenti di macchina che si scontrano con le famose scene forti e crude, dove non vi è alcun tipo di spettacolarizzazione della morte.

Ultimamente questo stile veniva ricalcato da Phillips nel suo Joker.

Insomma… il classico per Scorsese!

Imperdibile

In definitiva The Irishman è un film spettacolare, un altro capolavoro di Scorsese ed uno dei migliori film dell’anno.

Assolutamente da non perdere!

E tu cosa ne pensi del nuovo film di Scorsese? Sei riuscito a vederlo al cinema?

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