Tim Miller alla regia, James Cameron alla produzione. Buone carte in tavola per rilanciare la saga con il nuovo Terminator: Destino Oscuro. Sarà bastato? Voto: 2/5 ★
Paese di produzione | Stati Uniti d’America, Cina |
Anno | 2019 |
Durata | 128′ |
Regia | Tim Miller |
Distribuzione in italiano | 20th Century Fox |
Cast
Linda Hamilton | Sarah Connor |
Arnold Schwarzenegger | T-800 |
Natalia Reyes | Daniella “Dani” Ramos |
Mackenzie Davis | Grace |
Gabriel Luna | Rev 9 |
Un nuovo inizio?
Lontani anni luce dai primi due Terminator, entrambi cult storici, i vari sequel hanno sempre tentato di riportare in vita la saga, cercando di aggiungere qualcosa di nuovo. La cruda verità è che non ci sono mai riusciti.
Rise of the Machines era un mediocre ed inutile seguito, Salvation una bell’idea mal realizzata e Genisys una stravagante parodia di Terminator, con vari What/If che andavano a scardinare la timeline e gli eventi dei primi due film.
L’ultima flebile fiamma nel cuore dei fan si era affievolita. Questo fino a quando non è tornato James Cameron, il papà di Terminator, a produrre un nuovo capitolo della saga. In più gli animi si scaldano nuovamente grazie anche alla presenza di Linda Hamilton e Schwarzenegger nel cast e l’apprezzato Tim Miller alla regia.
C‘erano tutte le carte in regola per rilanciare il franchise e di risollevarne le sorti. Purtroppo però anche questa volta ci troviamo davanti ad un sequel che ha poco o nulla da aggiungere. Bisogna accettare il fatto che Terminator è una saga terminata.
Non ci siamo
Molti critici oltre oceano hanno definito questo Dark Fate il miglior Terminator dai tempi de Il Giorno del Giudizio. Visto la qualità degli altri sequel del film del 1991 non mi sembra un bel complimento perché, per quanto mi riguarda, la pellicola soffre degli stessi problemi che potevano avere i precedenti sequel, ma soprattutto l’ultimo Genisys.
Dark Fate va a stravolgere gli eventi degli scorsi Terminator, attuando poi una mera riproposizione della struttura e della narrazione del secondo capitolo, con un decimo dell’incisività di quest’ultimo. Insomma scordatevi l’atmosfera sci-fi horror del primo Terminator, Dark Fate è pura azione.
Certo alcuni elementi ed alcune scelte si sono rivelate azzeccate, come ambientare il tutto in Messico ed inserire come punto chiave della narrazione l’oltrepassare il confine con gli USA. Il resto però è noia tra combattimenti ridondanti e personaggi profondi quanto una pozzanghera.
La ricetta perfetta per il tipico e mediocre blockbuster d’azione hollywoodiano.
Operazione commerciale già vista
L’intera operazione commerciale ricorda un po’ quello che abbiamo già visto con Jurassic World, o ancora di più con Il Risveglio della Forza: rilanciare la saga con nuovi personaggi, spinti dalla vecchia guardia dei protagonisti storici della serie.
Tim Miller però non è JJ Abrams, il quale, senza uno straccio di idea di trilogia in mente, riesce a realizzare un film dimenticabile, ma godibile. Quindi Dark Fate inevitabilmente vira verso l’ennesima e forse definitiva occasione sprecata per la saga.
Tutto è diverso, ma nulla cambia
I problemi di Terminator: Destino Oscuro cominciano subito con il soggetto e la trama del film.
Ci troviamo nel 2020 in un futuro dove il giorno dei giudizio non è avvenuto.
Voglio rimanere sul vago perchè la sorpresa più grande si trova nel primo minuto del film.
Dani Ramos, insieme al fratello, lavora come operaia in una fabbrica a Città del Messico. La ragazza si troverà in grande pericolo quando un cyborg Rev 9, mandato dal futuro da Legion che è identico a Skynet (dovevano cambiare nome perché “tutto è cambiato”) avrà il compito di terminarla.
Per fortuna arriva la cavalleria, ovvero Grace, un’umana potenziata proveniente dal 2042, ed una tostissima Sarah Connor, il cui hobby è ormai quello di distruggere cyborg. Terminator o non Terminator questo non fa differenza. Il loro grande compito è quello di difendere ad ogni costo Dani.
Ma chi è questa ragazza?
Perchè è così importante per il futuro dell’umanità?
Il tipico action movie hollywoodiano
Terminator: Destino Oscuro è il generico roller coaster impazzito tipico dei mediocri film action.
Succede troppo e tutto troppo presto. A causa di ciò il film non riesce a respirare e a prendersi i suoi tempi.
Questo fa sì che lo spettatore venga costantemente sballottato tra una sequenze d’azione e l’altra, in un’escalation di deja vù, di esagerazioni e di assurdità fino ad arrivare a fine corsa completamente annoiato e tramortito.
E i personaggi?
Pure ai personaggi viene dato poco spazio, anche se, vedendo come hanno gestito il T-800 nel film, non ne sono così dispiaciuto.
Nonostante questa mancanza il trio delle protagoniste funziona, soprattutto grazie ad una Linda Hamilton convinta, convincente e tosta come l’avevamo lasciata ne Il Giorno del Giudizio. Pure Mackenzie Davis ci mette il suo, anche se sinceramente l’avrei trovata molto più azzeccata a fare il villain cyborg, grazie al suo sguardo glaciale.
Invece ho trovato terribile il Rev-9 di Gabriel Luna, sia perché non riesce a bucare lo schermo, sia perché il suo “funzionamento” è strutturalmente confuso.
Un incrocio tra il t-1000 di Robert Patrick e l’agente Smith di Matrix.
Destino Oscuro, futuro incerto
In definitiva Terminator: Destino Oscuro è l’ennesima occasione sprecata.
Un film che vuole rivoluzionare tutta la saga, ma che in realtà non cambia assolutamente niente.
Gli stravolgimenti risultano irrilevanti, la struttura narrativa è troppo simile al secondo capitolo e i personaggi non riescono ad essere memorabili. Un altro, si spera ultimo, passo falso di questa saga.
E tu che mi dici? Sei stato deluso da quest’ultimo capitolo, o credi che sia una degna rinascita per il franchise?
Parliamone nei commenti.