L’Ufficiale e la Spia è una pellicola estremamente elegante e cristallina capace, come solo Polanski sa fare, di intrigare lo spettatore dall’inizio alla fine, facendolo costantemente riflettere non solo su uno dei tanti scandali della storia dell’uomo, ma anche sul mondo in cui stiamo vivendo oggi. Voto: 4 / 5 ★
Paese di produzione | Francia, Italia |
Anno | 2019 |
Durata | 126′ |
Regia | Roman Polanski |
Sceneggiatura | Roman Polanski, Robert Harris |
Cast
Jean Dujardin | Marie-Georges Picquart |
Louis Garrel | Alfred Dreyfus |
Emmanuelle Seigner | Pauline Monnier |
All’età di ben ottantasei anni Roman Polanski dirige il suo nuovo film L’Ufficiale e la Spia, vincitore del Gran Premio della Giuria a Venezia, scritto, tra l’altro, insieme all’autore dell’omonimo romanzo Robert Harris, con il quale il regista aveva già collaborato in passato con L’uomo nell’Ombra.
Il risultato è una pellicola estremamente elegante e cristallina capace, come solo Polanski sa fare, di intrigare lo spettatore dall’inizio alla fine, facendolo costantemente riflettere non solo su uno dei tanti scandali della storia dell’uomo, ma anche sul mondo in cui stiamo vivendo oggi.
Ci troviamo davanti ad un thriller politico che si sposa con alcune componenti del cinema noir, nonostante l’epoca di riferimento.
Infatti, anche se si tratta di un film storico, si va decisamente oltre la semplice pellicola in costume, addentrandoci in profondità in molti elementi caratteristici del cinema del regista.
Tra questi, oltre la paranoia, l’ossessione e la discriminazione troviamo la ricerca della verità in nome di una giustizia non basata su faziose gerarchie, ma sull’etica e sull’equità.
L’Ufficiale e la Spia porta sullo schermo la storia di una grande vergogna del popolo francese.
La Trama
Ci troviamo nel Gennaio del 1895, durante la pubblica degradazione di Dreyfus, capitano francese di origine ebraica, condannato per aver passato diverse informazioni ai tedeschi nemici della Francia.
Nonostante tutto, Dreyfus sostiene fermamente la sua innocenza.
A questa pubblica umiliazione assiste anche l’ufficiale dell’esercito Georges Picquart, che verrà promosso a capo della sezione di statistica, l’unità che aveva accusato Dreyfus di essere un informatore del nemico.
Il capitano “traditore” viene invece esiliato sull’Isola del Diavolo, un piccolo scoglio sperduto, dove dovrà passare una vita di isolamento, odiato da tutta la Francia.
Nel frattempo, mentre lavora nell’unità di controspionaggio militare, Picquart si accorge che in realtà altre importanti informazioni stanno continuando a cadere in mano ai tedeschi.
Capisce quindi che c’è ancora una spia.
Così comincerà ad indagare a fondo nella questione, fino a che, vari sospetti lo porteranno a ritenere che Dreyfus è in realtà innocente.
Questo metterà a repentaglio la sua carica, schierandosi contro una società militarizzata e, in definitiva, contro tutta la Francia.
Quindi il protagonista de L’Ufficiale e la Spia non è la vittima, Dreyfuss, bensì l’integro ed incorruttibile Picquart, il quale non sarà più disposto a sposare gli ideali gerarchici dell’esercito che ha seguito ciecamente per anni.
Davanti ai suoi occhi – ora – sono solo direttive altamente immorali.
Infatti l’ufficiale metterà su un piatto della bilancia il prezzo di questa grande menzogna e, sull’altro, la vita di un uomo.
Picquart sarà determinato a perseguire il suo ideale di giustizia e a mostrare all’intera Francia la verità. Inoltre è anche intenzionato a prendersi le proprie responsabilità, ammettendo il grande errore commesso, quello che invece una società militarizzata non può fare.
Questo porta a mentire, a negare l’evidenza, ancora e ancora, cercando di nascondere e dimenticare ogni fatto.
Viene in mente la bellissima conclusione del monologo di Legasov nella serie tv Chernobyl.
“Quando la verità ci offende noi mentiamo e mentiamo fino a quando non ci ricordiamo nemmeno che esiste una verità. Ma lei c’è! È ancora là. Per ogni menzogna che diciamo contraiamo un debito con la verità. Presto o tardi quel debito dovrà essere pagato.”
L’ingiustizia della giustizia
L’Ufficiale e la Spia porta in campo il dilemma tra verità e ragione di stato al quale Picquart, Émile Zola, Polanski e lo stesso spettatore si trovano di fronte, decidendo poi di combattere per la verità.
Insomma il regista non solo si identifica per ovvie ragioni nella vicenda, ma va a svelare l’ingiustizia della giustizia stessa e a proporre una pesante critica alla discriminazione antisemita ed in generale alla xenofobia, dirompente in ogni epoca storica, che porta sempre ad un’insensata caccia all’untore, spesso specchietto per le allodole e per un popolo bigotto e facilmente pilotabile.
Quindi il caso Dreyfus è uno dei tanti episodi, uno dei tanti casi che ci riserva la storia. Ma L’Ufficiale e la Spia non è solo una lezione di storia. È anche una lezione di vita.
Il film di Polanski infatti riesce ad essereestremamente attuale. Un mondo fatto di fake news, di capri espiatori e di politiche sovraniste che dilagano.
Durante il film si avverte costantemente come l’antisemitismo abbia giocato un ruolo chiave nello scandalo Dreyfus.
Polanski lo sottolinea più volte in maniera estremamente efficace e pungente, autocitandosi con vari rimandi ad uno dei suoi tanti capolavori ovvero Il Pianista.
Il regista riesce a pilotare magistralmente lo spettatore durante l’intero intreccio della narrazione, anche nei passaggi più complessi e spigolosi, alzando di minuto in minuto la tensione, l’attenzione e la posta in gioco.
Il tutto con una regia classica ed essenziale, priva di virtuosismi e pregna delle inquadrature che devono essere presenti.
Ne è un esempio la magnetica sequenza iniziale, la degradazione di Dreyfus, messa in scena in modo impeccabile in pochissimi indimenticabili shot.
L’Ufficiale e la Spia ci prende per mano e ci fa immergere in una Belle Epoque che non siamo soliti vedere, molto distante dai canoni artistici di Monet o di Seurat, adottando una fotografia estremamente fredda, algida, spenta, con una forte predominanza del blu.
Tutto ciò fino ad un finale estremamente simbolico, dal retrogusto quasi Orwelliano (La Fattoria degli Animali), che distrugge quella riflessione sulla colpa e sull’etica e ci mostra come spesso le rivoluzioni, in questo caso in nome della Verità, finiscono per riproporre gli stessi mali che fino ad allora si era cercato in tutti i modi di fermare.
Alla fine ci troviamo davanti alla burocrazia e ad obblighi sociali che vincono sull’equità. Un finale molto acre che accompagna lo spettatore verso i decenni bui di metà Novecento.
Insomma L’Ufficiale e la Spia è un altro grande film di Polanski, estremamente elegante ed intrigante, capace di catturare l’attenzione dello spettatore e di farlo riflettere in più punti.
Una pellicola da non perdere!
Fammi sapere in un commento il tuo pensiero sul film.