Flanagan con Doctor Sleep realizza un film riflessivo, intrigante e profondo, che coniuga la visione kubrickiana con quella kinghiana, creando così un unico prodotto. Voto: 3,25/5 ★
Paese di produzione | Stati Uniti d’America |
Anno | 2019 |
Durata | 153′ |
Regia | Mike Flanagan |
Distribuzione in italiano | Warner Bros. Pictures |
Cast
Ewan McGregor | Danny Torrance |
Rebecca Ferguson | Rose Cilindro |
Kyliegh Curran | Abra Stone |
Ho un brutto presentimento
Nonostante apprezzi molto Flanagan e lo reputi uno dei migliori registi del genere horror degli ultimi anni, devo dirvi la verità… avevo molta paura per questo film.
Questo non perchè si tratta di uno dei tanti adattamenti di Stephen King. Il regista ci aveva già dimostrato in passato di essere capace di portare sullo schermo l’anima dei libri del talentuoso scrittore con Il Gioco di Gerald e rispecchiarne vari elementi, stili e stilemi con il suo capolavoro Hill House.
Avevo paura perché il film in questione era il seguito di The Shining, il capolavoro del 1980 diretto da uno dei più grandi maestri del cinema, Stanley Kubrick.
Un film che ha anche aperto una grande faida tra Kubrick e King a causa di differenze e divergenze creative tra il medium cinematografico e quello letterario. Insomma Doctor Sleep era davvero una pellicola difficile da realizzare, ma Flanagan ha accettato la sfida e ha creato un enorme armistizio cinematografico.
Un armistizio cinematografico
Un film in grado di riappacificare gli animi di lettori, cinefili, scrittori e cineasti. Capace di proporre un buon adattamento di Doctor Sleep, di omaggiare il film di Kubrick e infine di realizzare una buona pellicola.
Difatti Flanagan, ricollegandosi al film del 1980, va ad ampliare tutti i vari aspetti riguardanti maggiormente la luccicanza, che erano stati trascurati da Kubrick nella sua opera personale, per legarli a doppio nodo con la sua trasposizione di Doctor Sleep.
Il risultato è un film riflessivo, intrigante e profondo, che coniuga la visione kubrickiana con quella kinghiana, creando così un unico prodotto.
Torna la luccicanza ed è la protagonista
Flanagan riesce sapientemente anche a tirare le fila della narrazione iniziando nel primo atto con degli echi del passato di Danny, che ci riportano alla luce le atmosfere di The Shining e i tragici eventi avvenuti all’Overlook Hotel.
Wendy, insieme al figlio, ha abbandonato il freddo Colorado e si è trasferita in Florida per cercare di farsi una nuova vita.
Danny però non riesce a lasciare alle spalle gli eventi traumatici, soprattutto a causa dei fantasmi dell’Overlook Hotel che continuano a tormentarlo a causa della luccicanza. Infatti il suo potere diventerà per lui non un dono, bensì una maledizione. Qualcosa da nascondere e da non utilizzare.
Diversi anni dopo ci troviamo davanti ad un Danny distrutto, in piena depressione e alcolizzato.
I punti in comune con il padre saranno molteplici. Non a caso questo sarà uno dei motivi dello scuotimento di Danny ed uno dei temi principali della pellicola, che avrà la sua conclusione in una simbolica e splendida sequenza sul finale.
Dopo essersi trasferito nel New Hampshire trova lavoro come inserviente in un ospizio. Qui è dove gli viene affibbiato il soprannome Doctor Sleep visto che, tramite la luccicanza, traghetta in modo sereno i moribondi verso il trapasso.
La morte avrà un ruolo chiave nella narrazione, come anche la vita. Il tutto legato al come si vive e al come si muore, sul come hai trascorso i tuoi anni, se sono stati ricolmi di felicità e amore oppure di odio, paura, dolore e risentimento.
Chi è sempre stato attaccato al tempo e all’immortalità, recando dolore ad altri, sarà colui che soffrirà di più.
Qui si palesano i villain della storia, dei vampiri energetici, delle creature oscure che si cibano della luccicanza delle persone per vivere più a lungo. Loro fanno parte del Nodo e sono capitanati dalla maligna Rose Cilindro.
Nel frattempo Danny – attraverso la luccicanza – riesce ad interagire e a parlare con una ragazzina di nome Abra, il cui potere va oltre l’immaginabile.
Un film a rischio sin dal principio
Mentre la critica ha apprezzato l’ultima fatica di Flanagan il film è stato demolito dal pubblico.
Questo sinceramente me lo aspettavo, perché quando vai a realizzare un sequel, un remake, o un reboot di un film cult amato in tutto il mondo gli animi si scaldano subito e molto facilmente.
Il che ci può anche stare. In fondo stiamo parlando del seguito di The Shining e la posta in gioco era molto alta. Il fatto però è che se anche fosse uscito un film impeccabile, sarebbe stato lo stesso distrutto da una grande fetta di pubblico. Questo solo per aver provato a mettersi sullo stesso livello del suo predecessore e del loro Maestro preferito.
Quest’anno è già capitato con il magnifico – e allo stesso tempo sfortunato – Suspiria di Luca Guadagnino.
Nonostante ciò il film di Flanagan si distanzia molto dal capolavoro di Kubrick per quanto riguarda sia le tematiche, ma ancor di più dal punto di vista tecnico. Non vi è un utilizzo così eccessivo della steadicam, ne di long take o piani sequenza, o anche la perenne presenza di elementi rossi nell’inquadratura. Insomma Flanagan ricalca il suo stile personale, ormai molto riconoscibile sia nei movimenti di macchina, che nei particolari, come anche nel mood dei colori e della fotografia.
Non è tutt’oro quel che luccica
Di certo però non va a creare il film perfetto.
Nonostante la struttura ricca di eventi, il ritmo dilatato ed alcuni temi profondi, l’opera è molto semplice. In più i personaggi secondari sono abbastanza lasciati a loro stessi senza uno straccio di caratterizzazione. Anche la separazione tra bene e male è abbastanza netta.
Infine quando va ad omaggiare il film di Kubrick, Flanagan si fa prendere troppo spesso la mano, citandolo allo sfinimento, ricostruendo, rigirando intere sequenze ed attuando un recasting che sarà molto doloroso per i nostalgici.
Insomma in molte scene riesce a far emozionare lo spettatore, in altre supera il limite e vira verso il fanservice fine a se stesso.
Il che è un vero peccato, visto quello che è riuscito a costruire nel resto del film.
Infatti, senza essere troppo derivativo, Doctor Sleep mostra i suoi muscoli proprio quando si discosta dagli eventi dell’Overlook Hotel e racconta la sua storia.
Un’ottima troupe
Anche in questo film il regista riesce a trasporre su schermo con maestria, leggiadria ed originalità i momenti più surreali ed onirici dell’opera di King, ma anche a lasciarti inorridito ed inquietato nelle sequenze più violente e tensive.
Vi è una scena in particolare che mette davvero i brividi.
Ewan McGregor ha fatto un ottimo lavoro, interpretando in modo molto sentito e personale un Danny altamente riflessivo, ancora perseguitato dai suoi demoni del passato. Anche Rebecca Ferguson riesce a bucare lo schermo con la sua terrificante Rose Cilindro.
Per concludere
In definitiva, nonostante alcune sbavature, Doctor Sleep è un buon film, capace di caratterizzare a dovere il proprio protagonista e di raccontare una storia che si prende i suoi tempi, ma che risulta essere avvincente e particolare.
Anche questa volta, come in passato, Flanagan centra il bersaglio, realizzando un film che non può essere paragonato al suo predecessore, ma che omaggia – anche troppo – con stima e reverenza, portando a termine un altro buon adattamento di un’opera di King.
Fammi sapere in un commento il tuo pensiero sul film.